Mi hanno scritto da più parti
— e il tono serio danzava
oltre il paravento dell’atto —:
«Anche tu, Brand, sei come tanti;
riprendi passioni e contrasti ».
Ah, la matrice della retorica
come pesa sul mio costume irreale,
anche se tutto potrebbe essere contenuto
dolorosamente fra quattro pareti
col solito aggettivo « familiare »!
Col cuore fatto a pezzi,
da una poltrona
ho ascoltato lo strazio
della dilogia edipica,
e la rumorosa polemica dei « contenuti »,
e un coro triste che declama commi,
con sottofondi oscuri di concorsi.
Erano in me, nel sepolcro di un attico,
risate di uccelli
e trasfigurazioni mascherate di classicismo
e argomenti di nuvole astute,
e la tromba orchestrata delle finzioni
finite nel didascalico.
Ho visto tanti capi coronati
pronti per l’esecuzione sommaria,
ho registrato cori in deviazione
(a destra o a sinistra, secondo i casi),
ho sentito correnti eccitarsi
e ripudiare settariamente ogni stimolo.
A rullo di tamburo
ho firmato patenti
per il complesso dell’eccentricità,
per le questioni di ritmo,
per l’eco di vaghe influenze
e per gli insulti che lasciano il segno.
Ma potrò con la penna soltanto
risolvere l’enigma di quell’angoscia che batte
sull’altalena dei miei disegni.
Brand
Aenigma(1974)